Tre indizi raccolti a Porto
Abbiamo il dubbio che contesto e qualità abbiano a che fare con felicità
Il 27 maggio 2017 abbiamo ritirato un riconoscimento importante agli European Design Awards di Porto. Ecco, uno studio di design che scrive su Medium di un premio che ha vinto. Sai che spasso! Invece proviamo a raccontarvi com’è andata la nostra “gita” — breve ma intensa — e che impressioni abbiamo raccolto della città.
Questi i fatti: ARA è stato premiato con il Gold nella categoria Brand Logo. Ne siamo stati così contenti! Perché ARA è un progetto piccolo e locale al quale siamo infinitamente affezionati, fatto con l’amore per il contesto in cui lavoriamo.
Un progetto che fin dal primo giorno portiamo avanti con entusiasmo. È quello che succede lavorando per un committente come Tumbo, con il quale condividiamo un percorso lungo dieci anni. Possiamo affermare di essere diventati adulti insieme. Perciò non avremmo potuto essere più felici di così.
Così siamo andati a Porto per la cerimonia di premiazione.
Lo sappiamo bene: questi racconti, specie per i non addetti ai lavori, sono un po’ tutti uguali, ed egualmente noiosi. Abbiamo incontrato il famoso designer X, preso un caffè con quel tizio dello studio Y che tanto stimiamo, assistito al talk dell’agenzia Z — so inspiring! –, loro sì che sono bravi! Ah, certe cose in Italia non potrebbero mai succedere, nessun committente capirebbe, è chiaro che all’estero è tutta un’altra cosa.
A Porto abbiamo raccolto alcuni indizi di felicità.
Il primo indizio è che sembra proprio che il contesto conti. Camminando per strada si percepisce una città sensibile al design della comunicazione. Questo si avverte anche solo dalla pervasività dell’immagine di Porto studiata da White Studio.
Dopo un solo weekend da pseudo-turisti, non possiamo di certo arrogarci la pretesa di un’analisi socio-economica (lasciamola agli esperti). Però abbiamo rilevato dei chiari segnali: la città sembra aver abbracciato il sistema d’identità visiva che la rappresenta.
Matosinhos è un comune del distretto di Porto (nonché sede della facoltà di design locale), dove abbiamo visitato una manciata di studi grazie ad uno studio tour organizzato da European Design. Ecco un altro indizio: una buona percentuale degli studi di design è collocata dentro spazi di coworking. Un caso interessante è la riconversione del ballatoio del Marcato del Pesce in spazio di incubazione di imprese di design.
Sì, proprio all’interno del mercato. Non in una vecchia fabbrica riconvertita, non in un cortile di una casa di ringhiera, non in uno spazio che era una rimessa meccanica. Ma lì dove quotidianamente “si fa” l’economia, lì dove avvengono centinaia di transazioni commerciali.
Design by Porto, Porto by Design: 4 anos de design da Câmara do Porto è il titolo di una mostra che abbiamo visitato. 4 anni di meravigliosi progetti commissionati dalla Câmara do Porto. L’erba del vicino sarà anche la più verde, ma è pur sempre un indizio incontrare un così alto livello qualitativo, diffuso tra i molti studi ed uno stesso committente (pubblico, per giunta).
Se, per dirla con la letteratura gialla, un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova, abbiamo davvero avuto la sensazione che la città stia vivendo un momento felice. Fin qui, tutto bello. E ora, tornati in Italia, come fare per continuare in quella costruzione di un contesto che influenzi la progettazione, e di una modalità di progettare che faccia crescere il contesto?