Le faremo sapere. Anzi no.
La storia di Non résumé, un progetto sulla rappresentazione dell’identità.
Sappiamo bene quanto oggi sia importante comunicare se stessi e dare agli altri una buona impressione, a maggior ragione se si parla di presenza on-line e di lavoro. Diamo per scontata la necessità di iscriversi a Linkedin e simili, di rendere note le proprie competenze e i traguardi raggiunti, di dare insomma a chi ci segue tutte le informazioni “giuste”. Cercare un lavoro (e farsi notare da chi un lavoro lo offre) passa anche dai social network.
Tutto quello che diciamo e condividiamo in internet, costituisce la nostra identità digitale. Quando entrano in gioco obiettivi professionali, le regole da seguire si fanno più rigide. In questo caso tra l’altro, è facile farsi ossessionare dall’idea di costruire un proprio marchio personale, portando all’estremo il significato stesso di Personal Branding o di Web Reputation.
Per chi non avesse le idee chiare su come promuoversi online, vi sono molti articoli, ebook e guide di ogni tipo, spesso suddivisi per specifiche categorie professionali. Generalmente quello che offrono sono consigli ed istruzioni molto simili, finendo per somigliarsi un po’ tutti. A partire già dai titoli, che di solito suonano così: “Le strategie vincenti per un curriculum efficace”. “Il tuo curriculum creativo in pochi semplici passi”. O ancora: “Come creare un curriculum all’avanguardia”. Sono tutte cose che abbiamo letto realmente.
L’opposto del curriculum creativo (??) è forse il curriculum in formato europeo. Secondo alcuni il suo limite sta proprio nel suo eccesso di standardizzazione. Le alternative fortunatamente ci sono: online esistono molte piattaforme per la generazione automatica di curriculum. Alcune, come Kinzaa e Vizualize.me, sono davvero semplici da utilizzare, poiché la generazione del cv avviene a partire dalle informazioni del proprio Linkedin.
I vantaggi sono molteplici, il primo è sicuramente quello di restituire, con pochi sforzi, una rappresentazione più chiara e sintetica delle nostre esperienze lavorative. Lo scopo è infatti quello di lavorare esclusivamente sulla forma del cv, sul suo layout e sull’architettura delle informazioni. Un altro vantaggio è che utilizzando queste piattaforme diventa molto più veloce condividere il cv sugli altri canali social.
Questi servizi hanno comunque dei limiti: per quanto ci si sforzi di personalizzare il proprio résumé, si tratta sempre di un documento generato da template. A sfogliare la gallery dei modelli proposti, ci si sente in un mondo artificioso. Come in quelle fotografie da stock, in cui giovani e brillanti startupper sono intenti a godersi enormi tazze di caffè americano.
Infine, c’è chi decide di progettare da solo il format più adatto al proprio curriculum. È il caso di giovani designer che spendono una considerevole quantità di tempo nel disegno di pittogrammi ed infografiche.
Va a finire che questi cesellatissimi résumé compaiono anche nel portfolio grafico. Un divertente gioco di scatole cinesi che ci rivela cose di cui avevamo già il sospetto: per la rappresentazione del proprio percorso professionale vengono spese molte energie. Cercare un lavoro è davvero un lavoro.
Le cose che non siamo mai diventati
Abbiamo visto alcune modalità di rappresentazione di un percorso umano e professionale. Diverse fra loro eppure con molto in comune. Ciò che viene restituito è sempre una storia che scorre su una linea retta e senza interruzioni. Non vi manca qualcosa?
A questo tipo di rappresentazioni sfuggono delle sfumature importanti, difficili da tracciare in una serie di step consecutivi. Non ci sono ad esempio le inversioni di rotta, i ripensamenti, i cambiamenti improvvisi. La paura dell’incertezza, le scelte difficili. Gli errori. Per ogni traguardo raggiunto c’è sempre qualcosa a cui abbiamo rinunciato. Per ogni ruolo che abbiamo ricoperto c’è sempre un Io che non si è mai espresso. Seguire la propria vocazione vuol dire accantonare molti progetti e molte sicurezze.
Queste riflessioni sulle “identità potenziali”, ci hanno portato ad immaginare Non résumé, un progetto di storytelling di Pillole di Futuro a cura nostra e di Marketing Arena.
Non storie di non curriculum
Non résumé è un documentario interattivo sulle scelte e gli errori nei percorsi di vita e di lavoro. Il progetto consiste in una piattaforma on-line e un’installazione fisica itinerante, il cui obiettivo è di mettere in discussione il curriculum vitae nella forma classica che tutti conosciamo. L’idea è di esplorare le nostre identità raccogliendo testimonianze sui percorsi non intrapresi: dopotutto, anch’essi ci formano come persone e come professionisti.
Durante i live di Non Résumé (ad esempio, durante il Matera Design Weekend 2016) viene chiesto ai visitatori di compilare uno speciale “non curriculum” raccontando ciò che non si è mai diventati. Infine chiediamo loro di essere intervistati e filmati; le interviste sono il punto cruciale del progetto, poiché svelano gli aspetti più emotivi che si nascondono dietro ogni scelta di vita o di carriera. I non-curriculum vengono successivamente fissati su un muro fisico e sul “muro” digitale della community web.
Tappa dopo tappa, l’installazione fisica e la piattaforma on-line si arricchiscono di non-carriere e di potenzialità non espresse, difficili da rappresentare con una semplice timeline lineare.